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#15 15 giorni agli Stati Uniti, ma come me li immagino?

By 14:03:00

Delirio. Delirio. Delirio.
Quindici giorni sono pochi, troppo pochi, soprattutto se sei in vacanza e torni il 31 Luglio, quando ne mancheranno 9 per salutare tutti e preparare le cose che ti serviranno per un anno. Quindici giorni non sono pochi, sono pochissimi. Il primo gruppo di Youabroad con la CIEE parte domani e il gruppo whatsapp è impazzito; Tra messaggi di buon viaggio e di consolazione per chi ancora non crede che tutto questo sia possibile ho scritto un messaggio anche io, nel quale, ad un certo punto dico: "Sembra ieri Settembre mentre siamo già a questo punto!". In effetti è vero, oggi è il 24 di Luglio mentre ieri, il 23, lo scambio per il 10 Settembre; Ancora mi vedo con le converse nere, i jeans e la camicia sotto la pioggia ad aspettare che Annalivia mi aprisse il portone principale della sede per farmi entrare, ancora vedo un Emanuele che si alza dalla sedia da ufficio sulla quale era seduto e che dice, tendendo la mano: "Lunedì le manderò il messaggio di conferma, così posso firmare il contratto". Sembra ieri, invece sono passati più di dieci mesi.
"Utah, do you know where that is?" mi ha chiesto prima un'Americana, l' "Obviously" è stato d'obbligo. Non so da dove sia nato quest'amore per gli Stati Uniti, quando ero piccolo sarei voluto andare a vivere a Londra, sentirmi un inglese ed andare ogni giorno davanti a Buckingham Palace per vedere il cambio della guardia; Ad un certo punto misi da parte l'idea dell'Inghilterra e mi fissai con gli Stati Uniti. Sarà stato per la loro storia, anche corta se è per questo? Sarà stato per le città? Magari, alcune sono veramente belle; Sarà stato per …? Per cosa? Non lo so. So solo che in seconda media imparai a memoria tutti i 50 stati e le loro rispettive capitali e che lessi tantissimo su qualsiasi cosa li riguardasse, mi appassionai in poco tempo, senza pensarci, successe e basta.
L'8 Agosto sarà la prima volta che metterò piede negli Stati Uniti, la terza contando Il Cimitero Americano e l'Ambasciata Statunitense. Quando entrai nel cimitero americano iniziai a respirare un nuovo tipo d'aria, sentivo di non essere più in Italia; Mi allontanai dai miei ed entrai in uno dei settori, era bello da guardare, da vivere, per quanto questo possa essere un paradosso. Il silenzio era tombale. La prima "tomba" a cui mi accostai fu di un ragazzo ebreo, morto nel 1944 che si chiamava Seymour, beh, chiusi gli occhi e ci appoggiai una mano sopra, Seymour è il nome della mia futura scuola ed è stato strano.
La cosa che mi fece impressione fu la grandezza, l'immensità in cui mi trovavo e il silenzio che sentivo, ero negli Stati Uniti ed avevo i brividi.
Per quanto possa aver letto sugli USA, per quanto possa aver visto, la visione che ho di loro è quella che ho sempre visto nei film.
Come mi immagino gli Stati Uniti? Come ho sempre immaginato gli Stati Uniti? Grandi.
Non so nemmeno come spiegarlo quello che sentivo quando vedevo le serie tv ambientate in qualche parte sperduta dell'Alabama o in qualche sobborgo di Chicago. "La vita secondo Jim" è stata la mia infanzia, il prototipo di famiglia americana per me è quello e, a mio parere, sembra tanto la mia Host Family … ovvio, non avrò un Andy che lava le macchine indossando una canottiera e dei pantaloncini, ma avrò una zia che si chiama Dana. Quale tipo di vita vorrei negli Stati Uniti? Una vita come quella di Jim, seduto sulla sua poltrona a guardare le partite con sua cognata e a strozzarsi con il pollo, con il barbecue sempre aperto in giardino e con i jeans larghi. Questo è il tipo di vita che vorrei.
Inizia a piovere e non posso che pensare a Zoe Hart seduta su una delle panchine di Bluebell, con dietro il famoso gazebo di legno bianco e davanti la schiera di negozi con le facciate di mattoncini rossi. Ecco come ho sempre immaginato gli Stati Uniti: Piccole città, centro piccolo e pieno di negozi, un gazebo di legno al centro della piazza e tanta gente alle prese con i barbecue nei loro giardini. Una volta guardai interamente il video di "Hey Brother" di Avicii, anche quello per me è il prototipo degli Stati Uniti, quartieri attraversati da rotaie, bambini che girano in bicicletta e le feste nei quartieri con i fuochi d'artificio, gli hamburger e i cappelli con la bandiera americana.

"What if I'm far from home? Oh brother, I will hear you call! What if I lose it all? Oh sister, I will help you hang on! Oh, if the sky comes falling down, for you, there's nothing in this world I wouldn't do."

"Hey Brother" la sto ascoltando ora, con le cuffiette, la pelle d'oca e i tuoni in sottofondo. Tra 15 giorni sarò a 7963 km di distanza da qui, vivrò per un anno nel paese che ho sempre sognato e che ho sempre visto nei film, il paese degli Hamburger, delle alette piccanti e delle torte giganti, il paese delle moto e delle giacche di pelle, delle bandane e dei km percorsi nel Grand Canyon; Il paese dei grattacieli e delle chiese gotiche, il paese delle strade immense e delle rotaie abbandonate, il paese dei pionieri e della caccia all'oro, dei montoni e dei cavalli da corsa; Il paese dei tornado e degli uragani, il paese del Jazz e delle messe ad Harlem, il paese dei miei sogni.
Se potessi, prenderei una macchina fotografica e, da solo, girerei ogni sobborgo, ogni singola via di ogni città per immortalare cosa significano gli Stati Uniti per me, perché spiegarlo, mi risulterebbe difficile.




 -Emanuele.


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